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  1. labicana
     
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    Reintegrati dal giudice, licenziati da Vodafone
    Per 133 lavoratori esternalizzati che hanno vinto in tribunale l'azienda ha tuttavia avviato la procedura di mobilitàLAVORO & DIRITTI

    Reintegrati dal giudice, licenziati da Vodafone

    Per 133 lavoratori esternalizzati che hanno vinto in tribunale l'azienda ha tuttavia avviato la procedura di mobilità



    Il presidio in piazza Santi Apostoli (Jpeg)
    ROMA - Sono 133 e sono decisi a non mollare. Per questo, tra vertenze giudiziarie e procedure di mobilità, gli ex dipendenti del call center Vodafone hanno dato vita martedì 11 a un presidio in piazza santi Apostoli. Un sit-in itinerante, che durerà ogni giorno dalle 8 alle 20 in diversi luoghi della città.

    FUORI LE MAMME - La storia dei 133 ex addetti al call center inizia il 5 novembre 2007, quando Vodafone cede un ramo d'azienda, il back office, alla new.co. Comdata Care, costituita «apposta», secondo il tribunale di Roma, per la cessione. L'accordo prevede l'esternalizzazione di 914 dipendenti tra Roma, Napoli, Ivrea, Milano e Padova e la garanzia del posto per 7 anni. Per i lavoratori però non ci sono esigenze economiche: ai loro occhi il vero scopo è liberarsi degli addetti più «scomodi», molti dei quali infatti vengono trasferiti da altri settori qualche tempo prima della cessione. Tra loro, stando all'elenco contenuto in una recente sentenza, si contano iscritti ai sindacati, invalidi, permessi studio, legge 104, congedi malattia e soprattutto mamme da poco rientrate dalla maternità.



    (Jpeg)
    IL GIUDICE BOCCIA LA CESSIONE - L'operazione supera il vaglio di 27 giudici del lavoro tra Roma, Milano, Napoli e Padova, ma a loro volta gli ex addetti al call center vincono tre volte nella Capitale: con le sentenze del 23 giugno e 21 dicembre 2011 e del 5 giugno 2012 infatti il tribunale «dichiara inefficace il contratto di cessione di ramo d’azienda» e ordina il reintegro degli esternalizzati. Secondo il giudice Francesca Romana Pucci infatti la cessione è stata, in realtà, «una forma di espulsione di quote di personale, non consentita neppure nel mutato contesto normativo».

    REINTEGRATI E LICENZIATI - I lavoratori però non hanno nemmeno il tempo di festeggiare. A parte che Vodafone li reintegra soltanto «a busta paga», cioè con lo stipendio ma esonerandoli dall'obbligo di presentarsi in ufficio, subito dopo vengono avviate le procedure di mobilità «per riduzione personale». La prima, per 33 dipendenti, si è conclusa lo scorso 10 maggio con le lettere di licenziamento. L'altra, per altri cento ex esternalizzati, è in corso dal 1° agosto: è stata aperta soltanto otto giorni dopo l'ultima sentenza favorevole ai lavoratori.



    (Jpeg)
    «AZIONE RITORSIVA » - «Vodafone - sottolineano gli ex addetti al call center - non è una società in crisi e/o fallimento. Si nasconde dietro la crisi italiana per giustificare la sua azione discriminatoria e ritorsiva nei confronti di chi ha osato vincere una battaglia legale». Giovedì scade il termine per trovare un accordo: la richiesta è di bloccare la procedura di licenziamento collettivo.

    LA VERSIONE DI VODAFONE - La compagnia telefonica fa notare che non solo l'accordo del 2007 «è stato ritenuto valido da 27 sentenze in tutta Italia» compresa «la più recente, datata 5 luglio 2012, emessa dal tribunale di Roma», ma che è stato anche «sottoscritto dalle organizzazioni sindacali, dal ministero del Lavoro e dal ministero dello Sviluppo economico». Inoltre, prosegue l'azienda, «a ulteriore garanzia di continuità occupazionale, lo scorso 25 maggio Vodafone Italia, Comdata spa e le rappresentanze sindacali hanno siglato un accordo che consolida la partnership commerciale tra Vodafone e Comdata spa e che prevede la fusione di Comdata Care all’interno del Gruppo Comdata». Infine, assicura Vodafone, «il ramo d'azienda è stato ceduto con al suo interno personale appartenente a tutte le categorie di lavoratori, escludendo ogni eventuale ipotesi di discriminazione. Alcune delle 27 sentenze confermano infatti che la percentuale di lavoratori appartenenti a categorie asseritamente discriminate (ad esempio donne, mamme, categorie protette, dipendenti affetti da varie patologie, sindacalisti…) presente nel ramo ceduto è uguale a quella delle altre attività lavorative svolte nei customer care».

    Lavinia Di Gianvito
    11 settembre 2012 (modifica il 12 settembre 2012)


    http://roma.corriere.it/roma/notizie/crona...776270383.shtml
     
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