Monti bugiardo

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  1. lucadel66
     
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    Quelle di Monti sull'art. 18 che frena gli investimenti sono stronzate.

    Prendo l'esempio del settore fotovoltaico. In Germania due grosse aziende (Solon e Solar Millennium) hanno recentemente chiuso l'attività: proprio quando sono cessati gli incentivi statali, «sovralimentazione economica di settore». Le offerte orientali, cinesi, di prodotti tecnologicamente competitivi a prezzi stracciati, sono la vera causa del crollo, e della disoccupazione in questo settore. In Italia, comprendendo anche l'indotto, sono migliaia le persone impiegate nel fotovoltaico prossime alla cassa integrazione. Le ragioni paiono le «difficoltà di accesso al credito per l'alto costo del denaro», con «conseguenze sulla competitività con le ditte asiatiche», l'incertezza dei tempi di erogazione dei contributi di settore, i «ritardi nei tempi di allaccio da parte di Enel, etc.». Sul fronte dell'impiego, una azienda assume con la prospettiva di durare nel tempo e di allargarsi, non certo di lucrare per pochi anni, speculando sull'onda di false prospettive di sviluppo. Non ha, cioè, l'esigenza di disporre di contratti di lavoro flessibili. Tuttalpiù, alle aziende gioverebbe un costo minore della manodopera, ciò che incide sui prezzi dei prodotti. Il costo della vita blocca il netto in busta, ma la disoccupazione preme sul corrispondente carico fiscale. Monti vuole continuare a incassare, cedendo sul fronte delle tutele, per offrire lavoro alle stesse condizioni economiche. La ragione della scarsa competitività dei prodotti europei rispetto a quelli asiatici, invece, è legata, a lungo termine, agli scarsi investimenti nella ricerca e, a breve, all'alto costo del lavoro. Alto costo, non durata del rapporto. Alto costo.

    www.padovaoggi.it/economia/fotovolt...anti-crisi.html

    www.greenstyle.it/fotovoltaico-cris...cieta-6635.html

    Edited by lucadel66 - 4/2/2012, 17:09
     
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  2. lucadel66
     
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    Nelle Poste, quello che dice Monti, e cioè, che le aziende non devono essere strettamente vincolate ad ogni rapporto di lavoro, e che in caso di licenziamento, l'azienda stessa deve aiutare il lavoratore a ricollocarsi, potrebbe significare che, ad esempio, nel caso di cessioni di attività del recapito, solo per ciò che attiene alla distribuzione finale, per specifiche aree geografiche, il personale sarebbe senza intoppi inquadrato sotto il nuovo gestore, e, immagino, secondo nuovi contratti, meno collettivi di quello oggi in vigore. Un tale travaso sarebbe impedito dalla legislazione attuale. Fiorirebbero, così, contratti regionali, o provinciali, o aziendali, e potrebbero concretizzarsi le tanto discusse gabbie salariali, ovvero redditi diversi su base locale (stipendi maggiori al nord, minori al sud, per fare un esempio), in base al costo della vita. Tutto ciò è una mia personale impressione.
     
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  3. lucadel66
     
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    macellaio-2_big
     
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  4. lucadel66
     
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    CITAZIONE (lucadel66 @ 4/2/2012, 16:40) 
    Quelle di Monti sull'art. 18 che frena gli investimenti sono stronzate.

    Da Biagi in poi si è iniettata solo flessibilità, allo scopo di isolare i rapporti di lavoro stabili. Ora questa riserva, degna di protezione, viene additata agli esclusi come cittadella fortificata dei privilegi. C'è una distorsione prospettica stucchevole per una mente fina come Monti. Per questo ritengo che sia bugiardo.
     
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  5. lucadel66
     
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    La Voce delle Voci, 3/2/2012

    L'ATTACCO AL 18 - GIÙ LE MANI DAL LAVORO!
    www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=489

    di Ferdinando Imposimato (03/02/2012)
    http://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinando_Imposimato

    <<i lavoratori sono vittime, e non causa, della crisi del capitalismo e del liberismo selvaggio. I loro salari sono al di sotto del limite invalicabile della dignità e del rispetto della persona umana. L'idea del Governo Monti, che recepisce le proposte della Confindustria, di ridurre ulteriormente questo diritto, è pura follia e deve offendere tutti gli uomini e le donne del nostro Paese. Questa idea, oltre che immorale, è economicamente non conveniente. Perchè incide negativamente sui consumi e sulla crescita.

    I diritti inviolabili dell'uomo (articolo 2 della Costituzione), tra cui quello al lavoro dignitoso, non sono disponibili, neanche con il consenso dei lavoratori e dei sindacati. L'accordo che limita il diritto al lavoro con la possibilità di licenziamento senza giusta causa sarebbe illegittimo per contrasto con la Costituzione. La Carta pone al primo posto, nella gerarchia dei valori, non lo Stato o l'impresa privata, ma la persona umana e il lavoro, di cui rifiuta qualsiasi concezione utilitaristica. Secondo l'articolo 41 della Costituzione, che qualcuno voleva cambiare, «l'iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana del lavoratore».

    La tutela del lavoro interessa tutti, lavoratori e non. Compito della Repubblica è non solo promuovere le condizioni per rendere effettivo questo diritto, ma fare in modo che ogni lavoratore abbia una retribuzione che lo liberi dal bisogno e gli consenta di dedicarsi al proprio miglioramento spirituale per esercitare in modo responsabile i propri diritti politici. L'articolo 3 della Costituzione stabilisce che «la repubblica rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persone umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese».

    Oggi il salario che il lavoratore riceve è determinato non dal valore reale dei beni prodotti, ma dal bisogno di forza lavoro dei capitalisti in relazione all'offerta dei lavoratori che si contendono l'occupazione. In altre parole, il salario non è determinato dal valore del suo prodotto, ma dalla legge della domanda e dell'offerta. Ma il lavoro non può essere trattato come merce di scambio, soggetta alla legge della domanda e dell'offerta: è un diritto, non una merce. è assurdo equiparare il lavoro - come fa Confindustria - alle patate, ai fagioli o ai cavolfiori, i cui prezzi aumentano o diminuiscono a seconda della quantità offerta. In una situazione di crisi occupazionale, come quella attuale, un'offerta enorme di lavoro e una domanda che si riduce, non possono produrre licenziamenti o riduzione delle retribuzioni, come avviene nella compravendita degli ortaggi o di altri prodotti. La risposta deve essere una riduzione dell'orario di lavoro e una sua redistribuzione tra il maggior numero di lavoratori a parità di retribuzione. Bisogna guardare all'esempio non della Polonia, ma di Francia e Germania, dove vige una giornata lavorativa di 35 ore, e la competitività è assicurata.

    IL 18 NON SI TOCCA
    Noi siamo per la difesa e per il miglioramento dell'articolo 18, la cui modifica provocherebbe un regresso della società italiana. Questo governo ha difeso le banche e i banchieri, ma non può farlo a spese dei lavoratori. I capitalisti privati controllano, in modo diretto o indiretto, le principali fonti d'informazione (stampa, radio e pubblica istruzione). Per cui è estremamente difficile che i singoli cittadini possano arrivare a conclusioni oggettive sul diritto al lavoro e avvalersi in modo intelligente dei propri diritti politici.
    La produzione viene portata avanti in nome del profitto, non della sua utilità sociale. La giustificazione del profitto e la concorrenza senza limiti provoca un enorme spreco del lavoro, oltre che la deformazione della coscienza sociale, poichè si crea una competizione esasperata tra lavoratori, una guerra tra poveri.

    Considero tale storpiamento della coscienza dei singoli il peggiore dei mali del moderno capitalismo. Tutto il nostro sistema educativo ne è contagiato. Si inculca nei giovani un atteggiamento di esagerata competizione in nome dell'orribile “mors tua vita mea” che porta alla lacerazione dei rapporti e all'egoismo esasperato, con crescenti divisioni tra i lavoratori. Invece occorre inculcare nei ragazzi il principio del perseguimento del bene comune, sviluppare le capacità dei singoli, consentire il loro miglioramento culturale e politico e il senso di responsabilità e di solidarietà verso i compagni più sfortunati. Anzichè coltivare la glorificazione del potere e del successo, che caratterizzano la nostra società.

    I lavoratori hanno diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e comunque tale da garantire una vita libera e dignitosa (articolo 36 della Costituzione), allo sciopero, se sono in pericolo sicurezza e libertà, e a mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia e disoccupazione involontaria. Chi oggi dice sì, per costrizione o bisogno di sopravvivenza, domani può rivolgersi al giudice per reclamare la lesione dei suoi diritti.

    Riteniamo inaccettabile che in Italia manchi il salario minimo garantito per legge come è in Francia e in circa 90 paesi. È vergognoso che il salario dei lavoratori italiani sia inferiore del 30% rispetto a quello dei maggiori paesi europei e del 50% nei confronti delle retribuzioni in Germania e in Inghilterra. Questo non solo è disumano, ma anche non conveniente, perchè deprime l'economia. Bisogna ripristinare la scala mobile per garantire l'adeguamento dei salari all'inflazione. E le pensioni devono avere per legge un minimo garantito, rispettoso della dignità della persona.

    In questa situazione vorremmo che il presidente della Repubblica esercitasse la sua funzione di garanzia, rilevando la incostituzionalità di una modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E richiamasse le forze politiche al rispetto delle norme costituzionali, essendo il lavoro la principale risorsa del nostro sventurato paese.>>.
     
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  6. Lexoto
     
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    il presidente della repubblica italiana è un mario monti bis. tutti daccordo ad incularlo a noi poveri mortali. Altro che vitalizio.....
     
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  7. sporting76
     
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    Era brutto il governo berlusconi.....ma pure quello di monti se ne fotte!!! che schiffo....
     
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  8. lucadel66
     
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    Futurolibero, 7/2/2012

    IL TEMA DELL’ARTICOLO 18 ANDRÀ POSTO MA È MARGINALE

    L’articolo 18 è un problema certamente non centrale” nel confronto sulla riforma del lavoro. Lo dice a Ballarò Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia. La questione dell’articolo 18 “andrà posta ma è marginale: il problema è la gestione complessiva del mercato del lavoro, la flessibilità in entrata, la balcanizzazione del mercato del lavoro con infinite modalità di assunzione”, fattori a fronte dei quali si determina una “condizione incerta dei giovani su loro futuro”.

    Dal canto suo il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha detto che “l’articolo 18 va gestito in una strategia di crescita” da definire “con le organizzazioni sindacali e le organizzazioni di imprese”. E poi: “Vogliamo gestire la questione dell’articolo 18 nell’ambito di una strategia di crescita che vogliamo condividere con sindacati e imprese, avendo chiaro che non può essere la difesa di quello che abbiamo lasciando fuori tutto quello che preme e che è la crisi del nostro paese”.

    A forza di invitare a non considerare un tabù la riforma dell’articolo 18, una battuta non poteva mancare anche se neanche l’umorismo cancella la tensione che l’argomento scatena. Capita quando è Franco Frattini a ripetere l’invito a non considerare la norma sui licenziamenti un tabù, appunto. Accanto a lui Carla Cantoni coglie l’occasione al balzo e assicura che “io di tabù conosco solo quelli di liquirizia”. Lo studio coglie al volo la battuta dell’esponente CGIL, Frattini invece tiene il punto e quando la sindacalista svela che “si tratta di quelle caramelline piccole, possibile che non le conosci? Magari a te compravano altre mentine”, l’ex ministro controbatte assicurando che “alla prossima occasione lo trovo io lo spunto per fare dell’ironia”.

    CM0004
     
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  9. Fred822001
     
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    Io a 2 cose non credo:
    - che non toccheranno l'art. 18
    - che Berlusconi non si ricandida

    Ps: solo Crozza dice la verità... :fidatiar4.gif:
     
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  10. lucadel66
     
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    europaquotidiano.it, 8 febbraio 2012

    ARTICOLO 18, LA PROPOSTA CISL VA
    (di Mariantonietta Colimberti)

    Ieri per il sindacato era il momento dei tecnici mentre oggi sarà quello dei big, che prima si vedranno tra loro e poi con tutti i partecipanti al tavolo sulla riforma del mercato del lavoro. E però technicalities e politica anche ieri si sono intrecciate, come del resto è inevitabile su un tema come quello sul tappeto. Così, probabilmente nelle stesse ore in cui i tecnici di Cgil, Cisl e Uil ragionavano sui quattro punti indicati da Elsa Fornero giovedì scorso – tipologia dei rapporti di lavoro, ammortizzatori sociali, formazione e servizi per l’impiego – senza tralasciare di esaminare la proposta della Cisl sull’articolo 18, Stefano Fassina ed Emilio Gabaglio, rispettivamente responsabile economico e presidente del forum lavoro del Pd, incontravano Raffaele Bonanni. Bocche ufficialmente cucite («stiamo studiando», si limita a dire Fassina a Europa), ma da ambienti sindacali filtra cautamente l’impressione che il contatto sia andato bene e che da parte dem ci sia attenzione e interesse verso una mediazione che consentirebbe di mantenere l’articolo 18, eliminandone le distorsioni interpretative. Pier Luigi Bersani ieri a Repubblica ha detto di non escludere «perfezionamenti nella sua gestione a cominciare dai percorsi giurisdizionali». Concetto simile a quello espresso da Susanna Camusso sull’Unità: «Il tema su cui possiamo ragionare è che le cause di lavoro non possono durare un tempo infinito». Certo, la proposta della Cisl non riguarda soltanto l’accelerazione dei processi, bensì la possibilità di utilizzare la legge 223 anche per i licenziamenti individuali: il lavoratore per due anni percepirebbe l’indennità di mobilità e poi sarebbe ricollocato. Qualora le procedure non fossero rispettate, potrebbe comunque ricorrere al giudice. Il “no” pregiudiziale su questa ipotesi ieri non è arrivato, nemmeno al tavolo tecnico. Il fatto è che probabilmente si sta facendo strada la convinzione che sia comunque meglio avere un atteggiamento propositivo con il governo, anche sull’articolo 18, sebbene sia diffusissima l’impressione che non è quello il cuore del problema. Impressione sulla quale ieri è arrivato un assist inaspettato, quello di Carlo De Benedetti. Parlando alla Bocconi, il presidente del gruppo L’Espresso ha detto con la consueta schiettezza: «Sull’articolo 18 non sono d’accordo, viene spacciata per mobilità quella che è ideologia. Non venitela a menarla che gli americani non vengono a investire in Italia perché c’è l’articolo 18: questa è una fandonia. In vita mia non mi sono mai imbattuto nell’articolo 18». Che «il punto fondamentale» della riforma del lavoro allo studio in Italia non sia l’articolo 18 ieri l’ha detto anche il segretario generale dell’Ocse, intervistato dall’Ansa. «Si parla di flessibilità ma anche di reti di protezione per chi oggi non ce l’ha, e di reinserimento nel mercato del lavoro», ha affermato Miguel Angel Gurrìa. Nella trattativa complessiva con il governo potrebbe rientrare anche una correzione della riforma pensionistica. Fornero lo ha escluso, ma le tre confederazioni hanno promosso per domani alle 15 un presidio unitario a Roma, in piazza del Pantheon, al quale parteciperanno i tre segretari generali, per chiedere modifiche al decreto Milleproroghe. «Sessantamila persone rischiano di restare senza stipendio e senza pensione», spiega un collaboratore di Bonanni. Infine, Camusso, Bonanni e Angeletti hanno inviato una lettera a Mario Monti nella quale esprimono perplessità in merito al trattato sul Patto di bilancio come «unica risposta alla crisi economica»: a loro avviso si trascura il fattore della crescita.

    www.europaquotidiano.it/dettaglio/1...roposta_cisl_va
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    0-infophoto_2012-02-06_185409578_high_04_01_2012_MM_24595
    Officine - Viareggio (febbraio 2012)

    www.corrierenazionale.it/58-home/7-...ione-Berlusconi
     
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  11. angelomessina
     
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    quindi Luca se dovesse passare questa proposta per noi ricorsisti sarebbe meglio o peggio??
     
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  12. lucadel66
     
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    A me pare che il licenziamento per ragioni economiche di una singola persona possa nel migliore dei casi corrispondere al licenziamento per scarso rendimento. Il licenziamento di una persona, diversamente da quello collettivo o plurimo, non modifica il quadro economico di un'azienda, ma, più facilmente, rende possibili licenziamenti arbitrari, mirati.
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    Il Riformista (27/5/2009)

    <<..Un altro problema che D'Antona aveva già inquadrato nella seconda metà degli anni Novanta, quando il mercato di lavoro stava cominciando a sperimentare la flessibilità, era il dualismo crescente tra lavoro iper tutelato e la deriva che la flessibilità rischiava di imboccare, cioè il precariato. In un articolo apparso sull'Unità il giuslavorista difese la famosa, coraggiosa presa di posizione di D'Alema sull'articolo 18. La prima, di un esponente della sinistra. «Si sono alzate le barriere dell'ideologia», commentò D'Antona, «lo Statuto dei lavoratori non si tocca; lo scambio tra occupazione aggiuntiva e sospensione dei diritti è inaccettabile..

    ..Ma è questo che ha proposto D'Alema? Onestamente no. Ha proposto di estendere temporaneamente alle imprese sotto la soglia dei 15 dipendenti che crescono e fanno nuove assunzioni il medesimo incentivo che è stato utilizzato nei primi 6 anni per i contratti di formazione e lavoro e che si utilizza tuttora per gli apprendisti e per i contratti di reinserimento; non tener conto dei nuovi assunti nel calcolo del numero dei dipendenti ai fini delle soglie
    ».

    Nell'articolo, D'Antona si interrogava insomma su come correggere «il crescente dualismo, e quindi la crescente iniquità del sistema di garanzia del lavoro nel nostro paese». Soprattutto, proseguiva, «a questo dualismo crescente come pensa di rispondere il sindacato?».

    Una domanda - come dimostrano le recenti [anno 2009], prime aperture al contratto unico da parte di CISL, UIL e di una fetta di temerari della CGIL, registrate dal Riformista - che ha impiegato ben 10 anni per essere affrontata senza gli steccati ideologici della difesa ad oltranza dell'articolo 18. Ieri [26/5/2009] Damiano ha sottolineato che «è una discussione di grande attualità. Dobbiamo assolutamente porci il problema della dicotomia nel mondo del lavoro. È un problema della sinistra riformista».>>.

    <<..Quando D'Antona fu ucciso, il 20 maggio del 1999, Bassanini era tornato al governo, era sottosegretario alla presidenza del Consiglio del secondo governo D'Alema. «Ero a Palazzo Chigi e il capo della polizia mi portò il volantino di rivendicazione delle Br..».>>.

    www.bassanini.eu/public/riformista270509.pdf
     
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  13. lucadel66
     
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    Monti: in generale non ti seguo, in particolare mi fai un torto. Di più non mi sento di dire. Ma se ti togli la maschera, con berlusconi ho meno remore.
     
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  14. lucadel66
     
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    vignetta-vauro+%25282%2529_e_e
     
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  15. lucadel66
     
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    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/201...l?uuid=AbxRcQCF

    Monti: «No al reintegro per motivi economici». Per «evitare gli abusi» sarà previsto un «rafforzamento della comunicazione», rendendo «più chiari» i termini dei motivi economici. Il Governo si impegna affinché il binario dei licenziamenti economici non possa essere abusato con aspetti di discriminazione. È nostro dovere evitare discriminazioni con un minimo di attenzione alla stesura.

    Le causali del licenziamento vanno verificate da un'autorità indipendente. Tale è il Giudice. Se le ragioni economiche del recesso non stanno in piedi, il rimedio è il reintegro. Se questo non ti quadra, iscriviti al partito delle libertà. La giusta causa non è di sinistra.
     
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29 replies since 4/2/2012, 16:40   947 views
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